mercoledì 24 agosto 2011

il potere democratico del consumatore cosmopolita

Dalla parte dei consumatori e lo siamo tutti: imprenditori e
lavoratori,elettori di destra e di sinistra,amministratori ed
amministrati,criminali e cittadini onesti,cattolici e laici,sposati e separati,
eterosessuali ed omosessuali, insegnanti e scolari, malati e medici, genitori e
figli ...........Tutti vogliamo i prodotti migliori per prezzo e qualità e tutti
vogliamo far parte della loro produzione.Stiamo arrivando alla globalizzazione
del mercato mondiale.
Ormai quasi tutti gli abitanti di questo pianeta sono mossi dal desiderio di
essere consumatori e produttori, perchè ognuno possa migliorare le proprie
condizioni di vita. Che il lavoro nobilitasse l'uomo, l'abbiamo sempre saputo
purchè¨ lavori e libero nelle scelte del consumo. C'è¨ stata l'era del consumismo,
che in parte c'è ancora , come ancora c'è, chi non ha di che per vivere.

Ora, con il risveglio dei cinesi,indiani,brasiliani e degli ex comunisti,è
iniziata l'era del consumatore-produttore con un mercato di prodotti diffuso in
tutto il pianeta e sempre più facilmente raggiungibile sul web. E tutti cercano
di produrre per soddisfare le richieste possibilmente di tutti i consumatori a
prescindere dal sesso, dal colore della pelle, dal credo religioso e politico,
dal luogo di provenienza.
Le lotte tra capitale e forza lavoro sono insensate e paradossali: sono solo
ostacoli al raggiungimento dello stesso obiettivo:il consumo del prodotto
migliore per qualità e prezzo, del quale entrambi sono anche protagonisti. Marx
va messo nel cassetto. Il capitalista moderno (o meglio l'imprenditore moderno),
contrariamente a quello descritto da Marx e quello autoritario di Stato o quello
descritto da Alberto Asor Rosa "eterno accumulatore che sogna di sostituire la
fastidiosa forza lavoro con le macchine che producono macchine",ha bisogno di
realizzare un progetto con lavoratori per produrre un oggetto o servizio che
devono avere qualità e prezzo per essere scelti dai consumatori, altrimenti
sia imprenditore che lavoratori resteranno solo consumatori poveri.
Del tutto fuori luogo è il sindacalismo del muro contro muro, del lavoratore
contro il padrone predicato in piazza s. Giovanni a Roma da Maurizio Landini e
difeso da Paolo Flores d'Arcais su Il fatto quotidiano del 20/10/2010. Contro il
Governo, invece, si! Quando non mantiene le promesse fatte in campagna
elettorale. In questo caso padrone e sindacato saranno assieme per un unico
motivo.
Leggendo l'articolo di Giorgio Bocca "dove sbaglia Marchionne" su L'espresso
del 29/07/2010, mi permetto di chiedermi dove sbaglia Bocca? Egli, infatti,
sostiene che "l'idea del potere in una impresa come in uno Stato , debba avere
mano libera sui dipendenti e sui cittadini, è di quelle dure a morire". Nelle
democrazie avanzate (al contrario delle dittature) il potere politico è¨ del
popolo che sceglie i suoi candidati ed il potere dell'impresa è inesistente se
non ha un prodotto che soddisfa le esigenze del cittadino consumatore. Come pure
in una libera economia globalizzata (al contrario di quelle monopolistiche) la
produzione offre enormi possibilità di scelta per il consumatore cittadino. Per
rispondere a Sergio Bocca dico che il potere dell'impresa invece in Italia è
morto per tutte quelle imprese con prodotti che non destano interesse al
consumatore per qualità e prezzo. il potere dello Stato, invece vivo e
rampante per abdicazione del popolo che paga le tasse, reso ormai a stato di
suddito.
Su la Repubblica del 29/12/2010 Ichino dice che una parte della sinistra deve
smetterla di sostenere che "Pomegliano e Mirafiori violino i diritti
fondamentali dei lavoratori". Ed io aggiungo che questa sinistra per
continuare consolidare il suo potere di posizione rischia di mettere in fuga il
capitale o meglio i progetti, l'assenza dei quali rimane il prodotto della
disoccupazione ed il degrado individuale e sociale.
La Marchionne-Fiat sta chiedendo ai lavoratori, in un libero mercato globale,
di adeguarsi alle esigenza fondamentale di stare nel mercato; cioè¨ produrre auto
sempre più competitive ,sempre più apprezzate dal consumatore senza se e senza
ma, altrimenti saranno altre ad essere preferite ed acquistate . Il libero
mercato globale, non fa distinzione tra imprenditore e lavoratore.Riconosce solo
il prodotto richiesto dal consumatore che è anche imprenditore e lavoratore,
capitale e forza lavoro indissolubilmente insieme. Semmai questi due dovranno
stringere un patto di solidarietà finalizzato a produrre oggetti (auto o altro)
che possano sempre più catturare l'interesse del consumatore cosmopolita, perchè
ci saranno altri imprenditori - lavoratori che faranno gli stessi oggetti nel
resto del mondo.E nel mondo ci sono ricchi e molti poveri. Questi ultimi
giustamente vorranno, quanto meno, essere meno poveri anche se a scapito dei
ricchi,che per questo attualmente sono in crisi.Tuttavia, dovranno ugualmente
essere competitivi per continuare a vendere, non perdere quote di mercato, pena
la scomparsa del capitale e l'azzeramento della forza lavoro.
Infatti la Marchionne-Fiat trova conveniente produrre negli Stati Uniti, in
Polonia, brasile,da ultimo in Serbia, dove ha trovato condizioni molto
favorevoli per i contributi economici dell'Europa, dello Stato Serbo ed una
tassazione molto inferiore sul costo del lavoro rispetto all'Italia. Lo Stato
Serbo è¨ povero e vuole essere meno povero! Lo Stato Italiano è¨ ricco, ma non ha
risorse da investire e per detassare il costo del lavoro. Infatti, da molti anni
non ci sono investitori stranieri in Italia e molte eccellenze produttive
italiane sono costrette a delocalizzare e così le eccellenze professionali ad
emigrare. Certo! Inseguono le richieste del
consumatore cosmopolita. Mentre il Governo italiano insegue le leggi ad personam
ed ad aziendam.
La globalizzazione del mercato significa richiesta mondiale di
ridistribuzione del benessere e rimedio a disugualianze ingiustificate (secondo
i principi di libertà legalità e fraternità-diritto e democrazia).Metà del mondo
in media guadagna 30 mila dollari all'anno, l'altra metà 3 mila.Quest'ultima
(prevalentemente nei paesi asiatici) aspira di arrivare a 10 mila tra 10
anni.
I lavoratori cinesi, dal capitalismo monopolista di Stato, accomulatore di
armi e di potere sui cittadini-lavoratori, sono stati costretti per un lungo
periodo ad essere consumatori senza possibilità di scelta (senza diritti e
libertà ).Da qualche tempo lo Stato padrone, non più costretto difendersi dal
resto del mondo, ha concesso un pò di libertà d'impresa allo scopo di ridurre il
divario tra ricchi e poveri, offrendo, quindi, al mercato più prodotti di
consumo.Ora, i lavoratori cinesi che hanno acquisito un pò più capacità di
consumo e di conseguenza anche diritti, stanno scoprendo il sindacato che li
difenda dallo Stato padrone. Mentre la leadership cinese, di cui il Presidente
Hu Jintao e Primo ministro Wen Joiabao, insediata da 8 anni con lo scopo di
guidare uno sviluppo sociale armonioso. E' molto preoccupata.Infatti, il Comitato
centrale del partito comunista cinese(PCC), secondo la stampa cinese, deciderà
una spesa di 4 mila miliardi di yuan per il quinquennio (2011-2015) per tagliare
le tasse, finanziare l'energia alternativa, la protezione ambientale e le
telecomunicazioni.Con lo scopo di fronteggiare il preoccupante divario di
crescita tra ricchi e poveri che mette a rischio la tenuta della tanto auspicata
"società armoniosa" ed i duri attacchi degli Stati concorrenti per la vessatoria
politica di espansione commerciale mondiale.
Gli Stati concorrenti (Tutto l'occidente sviluppato) stanno
attraversando,infatti, una gravissima crisi di sistema produttivo, basta pensare
come capo fila gli Stati Uniti, dove è iniziata con il tracollo finanziario ed
ora in ginocchio per l'alto tasso di disoccupazione.
Anche in Italia succede da alcuni anni che il divario tra ricchi e poveri è
molto aumentato, provocando una grave disarmonia sociale espressa ultimamente in continue proteste di vario tipo per la perdita del lavoro o per le gravi
inadeguatezze nel posto di lavoro e scioperi per disfunzione di molti servizi
sociali. Addirittura, Piero Ostellino lo definisce un "clima da guerra civile".
Le organizzazioni dei lavoratori e degli imprenditori sono tutte gravemente
preoccupate:sia per l'inerzia del Governo che per la globalizzazione mondiale
del mercato che comporta sicuramente una nuova strategia produttiva.La
competizione si è¨ esacerbata, per i circa 4 miliardi di cittadini poveri che
stanno scoprendo il mercato come possibilità di produrre e di consumare di più
per migliorare le loro condizioni di vita.
Ho ascoltato, a suo tempo, il discorso della Presidente della Confindustria
Emma Marcegaglia al forum dei piccoli e medi imprenditori a Prato e quello del
segretario della CGL Guglielmo Epifani a Piazza S. Giovanni a Roma . Sono
entrambi molto arrabbiati:l'una in difesa degli imprenditori e l'altro in difesa
dei lavoratori.Ma per difendersi da chi? Per la prima volta dallo stesso nemico
:da questo Governo ladro di promesse mancate.
La maggioranza dei consumatori lo ha votato perchè¨ fosse aumentata a ciascuno
la capacità di acquisto, producendo di più e meglio.Invece successo quello che
di solito avviene negli stati governati da regimi autoritari e corrotti, dove il
potere di acquisto aumenta e di molto per chi non produce beni di consumo, per
aver acquisito, violando le leggi democratiche, posizioni di privilegio,
parassitarie e confliggendo i propri interessi personali con quelli di tutti i
cittadini. Si certo i lavoratori se la prendono ancora con il capitalista esoso
e sfruttatore.
E' Piero Sansonetti che vede, ancora, in Marchionne il demolitore del più
forte dei sidacati operai per poter poi imporre un nuovo schema di relazioni
industriali, nel quale il capitolo "diritti del lavoratore" diventi puramente e
semplicemente una variabile del profitto".Avrebbe dovuto farsi un controllo
oculistico, con nuovi occhiali avrebbe visto che non è Marchionne il demolitore,
ma la partitocrazia. Avrebbe distinto il capitalismo dei mafiosi, quello del
pubblico clientelare, degli evasori fiscali, dal capitalismo delle idee e
progetti per lo più con poco capitale (dei piccoli e medi imprenditori), dei
ben intenzionati a scommettere con il mercato.Alcuni già con prodotti di grande
interesse per il consumatore sia nazionale che internazionale, altri in gravi
difficoltà ed alle volte costretti a licenziare i propri lavoratori con
sofferenza a tal punto che alcuni ( circa un centinaio) arrivano anche al
suicidio, alcuni per incompetenza,ma per la maggioranza, per l'elevata
tassazione sul lavoro, l'arretratezza delle infrastrutture, la diffusa
corruzione,che costa al cittadino che paga le tasse 60 miliardi secondo la Corte
dei Conti ed i gravissimi ritardi di quasi tutte le pubbliche amministrazioni:
centrali, regionali,provinciali, comunali e le deprecabili consorterie per il
pagamento di prodotti acquistati da cittadini fornitori . A questo proposito,sta
intervenendo duramente anche il governo dell'Unione Europea per costringerle a
pagare con tempi di mercato.
Purtroppo, le proteste reiterate, nonostante finalmente insieme, della
Confindustria,Abi e tutti i sindacati al Governo per la sua insopportabile
inerzia,non hanno per lo più nessun ascolto oppure la risposta è sempre la
stessa: non ci sono soldi.Non ci sono per lo sviluppo, la ricerca, le
infrastrutture, la sicurezza e la giustizia, ce ne sono, invece, e molti per i
corrotti, per chi evade le tasse, per le spese improduttive,per i voti di
scambio, per i previlegi, insomma per gli interessi individuali della casta.

Mentre la Germania giè nel 2006, appena ha sentito l'avanzata inarrestabile
nel mercato della Toyota, ha provveduto aumentando l'orario di lavoro, la
flessibilità dello stesso e riducendo l'alto costo del lavoro. Inoltre alla
richiesta del sindacato di garantire il mantenimento dei livelli occupazionali
fino il 2011,acconsentendo in cambio alla azienda il congelamento dei salari .
Visto, anche, l'alto incremento produttivo per la forte richiesta del mercato,
prossimamente si passerà anche al regime dei tre turni, cioè¨ al pieno utilizzo
degli impianti.
Con un sindacato, dunque, che collabora, che accetta le riforma del mercato
del lavoro e la flessibilità della contrattazione collettiva, dando molto più
spazio agli accordi aziendali (tutt'altro del salario variabile indipendente),
la Germania per il forte incremento della produttività ha avuto un Pil del 3,4%
di crescita. E' il paese più competitivo d'Europa ed salari più alti..Merito di
uno Governo che ha ridotto il costo del lavoro,un sindacato attento alla
occupazione, aziende attente al mercato ed in più i media attenti alla
corruzione come è¨ successo nel 2005, mandando a casa un potente sindacalista
Peter Hartz compiacente con un altrettanto potente capo consiglio di fabbrica
Klaus Volkert.
In Italia, dove l'arte dell' arrangiarsi è una consuetudine, i consumatori in
un mercato globalizzato, malgrado un Governo sprecone dal quale si sentono
derubati di qualità di vita,stanno reagendo con accurate ricerche di acquistare
comunque prodotti e servizi di qualità a prezzi contenuti: low cost. E secondo
l' interessanti ricerche di Dario Di Vico,pubblicate nel Corriere della sera, si
sta sviluppando il mercato low cost del made in Italy.Purtroppo,anche, dopo la
deludente esperienza di molti consumatori del mercato cinese dove c'era il
prezzo molto basso ma merce contraffatta e pericolosa.
Occorre premettere che, Il mercato low cost per avere successo con i
consumatori, è frutto di una approfondita ed attenta ricerca per come adeguare
un prodotto di qualità in un mercato democratico, anche al limite più basso del
potere di acquisto del consumatore, tendenzialmente alla portata di tutti,
perciò democratico.E' il risultato di un'ottimizzazione dei processi industriali
e distributivi, di intensi e continui studi e ricerca in collaborazione con le
università per la continua innovazione dei prodotti già presenti e di nuovi .
Chi ci ha provato già da molto tempo, come l' Ikea in Svezia e Benetton in
Italia non hanno subito crisi e continuano incrementare il fatturato perchè
hanno fatto molto risparmiare alle famiglie .Da allora il mercato low cost è in
continua espansione arricchendosi sempre di più di prodotti e servizi a tal
punto da far succedere quello che per la politica è impossibile.
Nell'agroalimentare, per esempio, dopo la nascita della rete impresa
Italia con le "Coop tricolori", hanno progettato di legare l'unità della
rappresentanza politico-sindacale delle tre maggiori con un fatturato di 130
miliardi, 12 milioni di soci e 1,1 milioni di lavoratori: Agci di tradizione
laica,la Confcooperative di tradizione cattolica e Lega coop socialcomunista.
Pur nella diversità di cultura della cooperazione, c'è¨ una visione omogenea
della modernità : parlano di ricerca, innovazione e patrimonializzazione
dell'imprese come una sfida al mercato entusiasmante da condividere, sicure di
aver ben interpretato le esigenze del consumatore.
Anche nel Veneto
Dal mattino di Padova del 29/10/*2010
Malgrado la partitocrazia arraffona.

Eppure si muove silenziosamente e da molto tempo la rivoluzione del mercato globale per richiesta del consumatore. E’ un bell’esempio tra i tanti, in questa Italia,malgrado
la partitocrazia, esposto dal signor Luigino Rossi al quale,l’associazione nazionale dei calzaturieri, ha conferito, al teatro Ruzzante di Padova qualche tempo fa, il riconoscimento di fondatore del Cimac: centro che garantisce la qualità del prodotto. Figura rappresentativa del polo calzaturiero del Brenta con 12000 addetti, operante da oltre 50 anni senza aiuti dello Stato. E’ nel Veneto la Fiat virtuosa della scarpa, nata e cresciuta senza aiuti dello Stato. Dotata di 60 studi privati di free-lance che creano e vendono ogni giorno idee in tutto il mondo Non esistono conflitti tra imprenditore e lavoratore, esiste invece una grande assenza della politica specie quella nazionale. In tempi di crisi la strategia vincente è creare le condizioni quanto più favorevoli possibili per raggiungere una produzione sempre più competitiva, tenendo conto che il consumatore sceglie il prodotto migliore per qualità e prezzo,allo scopo di migliorare le sue condizione di vita individuale familiare,sociale ed ambientale .Ognuno, però, deve fare la sua parte, lavoro di squadra che veda convergere imprenditori, lavoratori,pubblica amministrazione,tutti i servizi al cittadino e la politica preposta al raggiungimento dell’obiettivo ed attenta per intervenire tempestivamente in caso di eventuale ostacolo o difficoltà.



In questi giorni stiamo assistendo,anche, che tutte quelli parti sociali
interessate allo sviluppo di prodotti competitivi: confindustria,
sindacati,banchieri, per disperazione di un Governo inesistente,hanno
sottoscritto tutti insieme un documento in cui si chiede una svolta della
politica, non più i soliti annunci del Premier e le ripetute invettive contro la
giustizia, intercettazioni e la glorificazione delle sue imprese, ma atti
concreti finalizzati unicamente al benessere di tutti i cittadini.Pure il
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, da ultima la Banca centrale
d'Europa ed indirettamente il mercato mondiale richiamano questa classe politica
attenta alle ferie che a ridurre l'insopportabile debito pubblico dalla
stessa prodotto in tanti anni di mal governo.
Il vero nemico dunque, per chi avesse ancora dubbi, di tutti i cittadini di
buona volontà è questa vetusta, appestata di previlegi e corrotta classe
politica.

venerdì 19 febbraio 2010

Siamo un popolo di sudditi


Siamo un popolo che non ha saputo assumersi l'impegno e l'orgoglio di comquistarsi il potere che la Carta Costituzionale nel 1948 gli attribuiva.Ha delegato imprudentemente agli eletti senza pretendere la resa dei conti ad ogni scadenza elettorale,bastava appartenere all'ideologia del partito.Dopo quasi 60 anni gli eletti sono gradualmente diventati dei mercanti di voti, i più pagati, privilegiati, corrotti e corrutori dei paesi democratici.
Per corruzione si intende "l’abuso di pubblici uffici per il guadagno privato".La Banca Mondiale ha identificato la corruzione come l’impedimento più importante allo sviluppo economico e sociale.
Huguette Labelle, direttore dell’ong Transparency International, ha sottolineato come "arginare la corruzione necessita di una stretta sorveglianza dei parlamentari, dell’applicazione della legge, di media indipendenti e di una società civile viva. Quando queste istituzioni sono deboli, la spirale della corruzione esce fuori controllo con conseguenze terribili per la gente comune, per la giustizia e per l’uguaglianza della società".
Al festival di Venezia il regista Micheal Moore ritiene che il compito degli artisti è di indicare cosa bisogna fare per scuotere chi ha il potere. Se non fai paura ai politici non avranno mai il coraggio a cambiare le cose. Essi sono solo degli esecutori, non dei mandanti. La cosa più importante per loro è rimanere al potere.
Già il giornalista Massimo Fini (da non confondere con Gianfranco Presidente della Camera dei deputati) scriveva sul il Giorno del 23.09.1996: "Caro lettore, che ti alzi la mattina alle sette e torni la sera, stanco, deluso, umiliato, fino a quando tollererai d'esser trattato come una pecora da tosare? Ora sul "il Fatto Quotidiano"del 28/10/2009 scrive che i partiti "sono delle organizzazioni mafiose, perchè della mafia usano i metodi: il pizzo,il ricatto,l'intimidazione, l'infeudamento in cambio di protezione....E noi subiamo e continuiamo a subire senza avere la forza e la dignità di reagire. Anzi facciamo di peggio:continuiamo a seguire l'attività di queste organizzazioni paramafiose come se fossero rispettabili ed ad interessarci delle loro miserabili beghe interne ed esterne.Sudditi, nient'altro che sudditi". E non solo, anche "cornuti e mazziati" (a detta di GianpaoloPanza nel suo bestiario del 24/08/2009.
In tanto, la corruzione e concussione sono inarrestabili. E' l'allarme lanciato dalla Corte dei Conti nella relazione del procuratore generale, Mario Ristuccia, alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario 2010, "è una tassa immorale" di 50-60 miliardi all'anno, come l'evasione fiscale annuale da oltre 100 miliardi, se poi sommiamo gli interessi annuali del debito pubblica di altre 70 miliardi arriviamo alla somma di 230 miliardi all'anno di inefficenze ed irresponsabilità esclusive degli eletti.